Come fare a racchiudere in un articolo quanto ho vissuto in questi quattro giorni di Tribùk?
Forse potrei tentare partendo dal principio e sintetizzando al massimo. Non è il mio forte, ma ci proverò.
Anzi, siccome so che non ce la posso fare, ve lo racconto a puntate.
Quindi, signore e signori, ecco a voi : Come sono arrivata a Tribùk.

Qualche mese fa Piero Rocchi, uno degli organizzatori dell’evento, è passato in libreria accennandomi di lavorare a un nuovo progetto che avrebbe coinvolto anche noi librai e di segnare in agenda di non prendere impegni dal 19 al 22 febbraio del 2017.
Non posso anticiparti molto, mi disse, tu però mi raccomando tieniti libera.
Ho segnato subito le date sull’agenda del 2016, un asterisco su dicembre con scritto : trascrivi su agenda anno nuovo “ 19 – 22 febbraio no impegno evento Rocchi”.
Ho perso l’agenda, come del resto perdo il 90% delle cose che non sono attaccate al mio collo, no, non è vero perdo anche collane.

Detto questo, a distanza di mesi, ricevo una mail con oggetto Tribùk dove c’è l’invito a partecipare e la richiesta di confermare quanto prima la propria presenza, per organizzare al meglio l’evento.
Nonostante avessi perso l’agenda con “l’appunto Rocchi”, non avevo fissato incontri in libreria e la mia buona stella (e anche Silvia, la libraia2) mi ha permesso di partecipare a quello che è stata una sorta di puntata zero, un buona la prima che ha superato di gran lunga le aspettative.

Appuntamento domenica 19 febbraio alle ore 12.00 nel piazzale della stazione di Padova, dove una navetta ci aspetta per condurci al luogo dell’incontro.
Il Panoramic Plaza di Abano Terme. Sì, il nome fa intuire il postaccio in cui sono finita.
Ho sbirciato sul programma di Tribùk per leggere i nomi dei colleghi invitati e ho ritrovato amici, nomi nuovi e volti conosciuti solo sui social. Il “clima da gita” ha accompagnato le nostre chat prima dell’evento ed è proseguito anche nei momenti liberi delle fittissime giornate di lavoro.
L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto
Sono arrivata in stazione in anticipo, lo so non è da me, ma mi trovavo già a Padova per lavoro e così ho fatto una capatina da Tiger, per comprare un gadget discreto , un segno distintivo che facesse riconoscere i librai presenti nella piazza. Quindi, perché non comprare una collana a fiori? Stile vacanza alle Hawaii per intenderci.
La stazione si è subito riempita di librai e ghirlande.

Iniziano i messaggi: A che binario arrivi? Su che treno sei? Siete già fuori? Ho dimenticato il dentifricio ci sono negozi in stazione?
E poi gli abbracci con gli amici: le sorelle Sciacca, Filomena, Andrea, Manu, Carmelo, Valentina, le Chiare, Gianmario, Nunzio, Claudio, Fabrizio, Rocco, tutto lo stivale da Nord a Sud era rappresentato. E poi gli sguardi da “l’ho già visto, ma come si chiama?”, le presentazioni di rito e il gruppo che diventa sempre più numeroso, così ti ripresenti consapevole di dimenticare il nome di chi hai di fronte dopo un minuto.

L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto

Ottanta librai, restano sempre ottanta nomi a ricordare. Da non ricordo il titolo a non ricordo il nome il passo è breve.
Arriva il pullman e come ogni gita che si rispetti, ti accaparri l’ultimo posto, con lui, compagno di scorribande: il mitico Geloni, libraio della libreria Nina di Pietrasanta.
Mi sono sentita subito a mio agio e il clima che si è respirato in quel piazzale della stazione è stato lo stesso per tutti e quattro i giorni, anzi, se possibile, ancora più disteso e positivo …

Arriviamo a destinazione, facciamo le registrazioni di rito e andiamo al volo a mangiare qualcosa prima di iniziare i lavori. Ci fiondiamo al bar di fronte all’hotel, senza togliere le ghirlande al collo e questo comporta la domanda di uno dei camerieri: Chi si sposa? E ovviamente tutti a dire “lei”; quel lei sono io.
Il pranzo l’ho passato con il cameriere convinto delle mie imminenti nozze che non smetteva di sorridermi e che a fine pranzo mi ha augurato il meglio per un futuro di coppia radioso. Avevamo deciso di svelare anche il nome del futuro marito, sempre lui: Geloni.
Il momento di rientrare è arrivato, ci aspetta la prima parte di lavoro, la rotazione ai tavoli tra editori e librai, ma questo ve lo racconto nel prossimo post.

Sono stati giorni fitti di incontri che hanno dato adito a spunti e riflessioni, ma ciò che più è emerso è proprio l’importanza del condividere, del creare insieme nuovi progetti e alternative. Lamentarsi porta a ben poco se non sei il primo a credere che ci sia la strada per migliorare; e di strade, a Tribùk, ne ho trovate così tante che mi serve un navigatore per poterle percorrere tutte senza perdermi. Senza lasciare che i giorni passino, che l’entusiasmo scemi e la voglia di fare resti lì, tra i buoni propositi, come la dieta da cominciare il lunedì.

Tribuk continua …
(in realtà credo che ne sentirete parlare tantissimo e per molto tempo).